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Un obiettivo non comune a tanti nel tentativo, più che riuscito, di rendere possibili strategie di pace, scoprendo che Soleterre è un festival nel quale le radici diventano ali.
Il cast di Soleterre unifica musicalmente l’Italia da nord a sud e il 14 dicembre presso l’Alcatraz di Milano troverà il suo centro, un semplice, autentico, intenso momento di festa per dire NO all’indifferenza scesa sulla Cultura: oggi mistura di intrattenimento vario.
Non potevamo dunque non intervistare DAMIANO RIZZI, il Presidente di Soleterre.
Cos’è Soleterre?
Una splendida opportunità per fare Cultura, vera, pensando al futuro. In un mondo dove l’individualismo spinge alla competizione senza regole e chi non raggiunge la meta è un fallito da escludere, ci piaceva aprire al futuro attraverso un festival culturale a 360° (reading, musica, arte creativa, visual art e tanto altro). Creando, di fatto, dei territori sui quali edificare un modo nuovo di riappropriarsi dei concetti che ci sono stati rubati. Complici quei movimenti politici che hanno trasformato le parole in qualcosa di esclusivo, di becero, parlando alla pancia degli individui piuttosto che alla loro mente.
Perdendo, purtroppo, identità ?
Siamo, infatti, convinti che le persone che hanno chiare la propria identità (fatta di appartenenza e di relazioni) non abbiano paura di confrontarsi col prossimo e di mettere insieme le proprie radici che poi è l’unico modo che conosco per far spuntare (metaforicamente) le ali ad un popolo. Ali intese come possibilità di narrare e far prevaricare non la storia, dei singoli, bensì la nostra storia. Storia collettiva capace di arricchirsi e di arricchire lungo il corso naturale che la contraddistingue e la porta a definire e raggiungere mete comuni.
Cos’è importante oggi?
Ci sembra importante in questo periodo storico, di grande decadimento che ci fa pensare all’esistenza di una società incivile più che civile, andare a costruire delle armonie che possano far riflettere e per Soleterre, questa, è una occasione per mettersi in ascolto, interagire e godere dell’arte degli artisti e fornire nuovi punti di vista, nuovi input.
Se pensiamo ad una cultura che è stata più volte tacciata di non essere in grado di dar da campare, testimone di un abbandono formativo sensibile poiché i giovani hanno smesso di studiare (soltanto due ragazzi su dieci si laureano) perdendo l’occasione di acquisire strumenti utili per il mondo del lavoro e per costruire una società migliore, ecco che Soleterre, in quanto Onlus che si occupa di tutelare i diritti umani come la libertà di parole e di pensiero, autonomamente cerca di tenere acceso un lumicino e di fare luce sul buio che, pian piano, sta scendendo. Buio inteso come mancanza di cultura, quindi di fantasia, di capacità di vedere la luce.
Luce come possibilità nuova?
La luce è il regno della possibilità, della creatività, della speranza. della fantasia. Di contro, il buio è il regno della morte, della contrapposizione degli uomini, dell’astuzia, quella più brutta, che pensa solo a fregare il prossimo, complice soprattutto la politica che sta tagliando pensatemente fondi utili nel mondo della cooperazione e della solidarietà. Giustificando il suo tagliare e disfare come una conseguenza naturale della attuale crisi economica.
Cosa può esser fatto per rimediare?
La Cultura deve arrichirsi di molte lenti di ingrandimento, di nuovi paradigmi. Possono essere definiti lasciando ampio spazio al confronto. Si deve, quindi, lavorare duramente per aiutare le persone a non perdere il contatto con il senso vero della vita, magari aiutandole a porsi gli interrogativi che contano. Ciò al riparo dai bisogni materiali, prevalentemente, compulsivo-consumistici.
Sono temi questi che permettono uno sconfinamento senza soluzione continuità, il sole e la luce che si affievoliscono all’interno di terre sempre più sole secondo Lei possono far pensare ad una solitudine indotta dall’anarchia che pervade l’essere umano oppure da una premeditazione che parte dall’alto?
Chi è un attento lettore dei testi anarchici sa bene che l’anarchia è la possibilità di libertà ed uguaglianza nella stessa misura. Purtroppo, politicamente, questo concetto ha subito uno svilimento che si può definire indotto.
L’individualismo, l’annientamento, l’atomizzzazione dell’individuo parte dall’essere isolati e dal non avere strade in comune. Il festival mette, invece, insieme persone che vengono da ogni parte d’Italia e confluiscono in una onlus che agisce all’interno del mondo intero.
La diversità è un valore e non solo una occasione per ghettizzare il prossimo e sentirsi forti.
Quali sono i progetti che verranno portati avanti con il ricavato del festival?
Il ricavato del festival permetterà di aiutare oltre 8mila bambini malati di cancro che hanno bisogno di aiuto. Purtroppo in questo mondo nel quale si fa fatica a guardare oltre la propria stanza si nota che i fondi pubblici a disposizione sono sempre meno. La cultura apre così i propri ambiti e aiuta concretamente il prossimo.
Mettendo a confronto la seconda edizione con la prima c’è in giro voglia di continuare ad ascoltare e di migliorarsi?
La prima edizione intitolata “hai paura del buio” è stata più facile rispetto a quella che vedrà il proprio momento di festa il prossimo 14 dicembre. Lo scorso anno ci siamo integrati all’interno del festival diretto da Manuel Agnelli, giunto a Milano, già alla terza edizione. Per noi questa seconda edizione rappresenta una scommessa che si pone l’obiettivo di proseguire in casa il percorso di solidarietà. Ben consapevoli che ogni nostro comportamento è la consegunza di ciò che pensa la mente e più è in grado di attingere nutrimento e meglio agisce.
Qual è stata la percezione di questo festival da parte degli addetti ai lavori?
Ci stiamo orientando bene nel mondo artistico e ci saranno molte sorprese pronte ad alimentare lo spirito a favore di qualcosa che, siamo certi, riporterà in auge i valori che le Istituzioni hanno dimenticato di promuovere … colpa dell’affarismo e della mancanza di riverenza nei confronti delle leggi fino al punto di cambiarle ad personam. Racconteremo i nostri pogetti, i nostri valori, spiegheremo il senso delle intenzioni che ci animano perchè siamo convinti che sia possibile creare un cambiamento positivo capace di condurre noi tutti ad una realtà percepita come giusta, legale. Magari contribuendo nel nostro piccolo a far dimenticare che la Milano da bere non è solo quella della mala e delle tangenti legate all’EXPO 2015.
E…
Ci piace continuare a pensare che il desiderio di legalità fondato su valori fondamentali ed il rispetto per i diritti dell’uomo sia condiviso. Lavoreremo per far comprendere che , fuori dell’Italia, c’è sempre un Italiano che aiuta per cancellare così l’idea che il nostro paese sia esclusivamente mafioso.
Si potrà uscire, insieme, dal pantano di luoghi comuni che continua ad imbrigliare l’agire degli uomini.
di Giovanni Pirri