(@LivCharcot)
I Liv Charcot hanno le idee chiare. Non amano parlare di storie piuttosto dei significati che certi racconti hanno il pregio di mettere in evidenza, sempre che si sia pronti a coglierli.
E’ così che nel loro disco, il primo, intitolato La Fuga, oltre ad esser fuggiti, nei meandri di una ricerca musicale ed interiore, nel tempo di 11 canzoni, sono tornati alle origini di una nuova consapevolezza. Scopriamo insieme quale.
Da premettere che, in questo viaggio di conoscenza, ci accompagna Lorenzo Cominelli (voce e basso) che insieme a Tommaso Simoni (chitarra), Giulio Fagiolini (tastiere) e Nicolò Selmi (batteria) anima i Liv Charcot, gruppo che non ama idenficarsi in un genere ben preciso forse perchè la musica, in quanto navicella, non può non indurre i musicisti che la abitano, alla ricerca costante di nuove sonorità.
Il disco è stato pubblicato insieme al lancio del video legato alla canzone “Cosmonauti perduti” . Perduti Come? Dove?
In una società che induce le persone a fuggire da se stesse con l’obiettivo di farle perdere. La fuga che intendiamo noi è La fuga verso di noi. In pratica il cosmonauta da noi immaginato, perdendosi alla fine ritrova se stesso. Altra cosa è poi capire chi è veramente
La fuga serve a capire quindi che…?
A capire se chi siamo è chi volevamo essere. Questo perchè, può accadere che qualcosa o qualcuno possa impedirci di avere l’esatta percezione di noi stessi. La fuga in questi casi può trasformarsi in un bisogno viscerale di comprensione e utile allontanamento dal personaggio che gli altri amano cucirci addosso.
Da cosa fuggono Liv Charcot?
Da nulla. La fuga è intesa come ricerca al fine di trovare forme nuove di espressione / liberazione.
Fuggire nella maniera da voi intesa è stato fruttuoso?
Abbiamo trovato il nostro genere che riteniamo essere inconfondibile.
Ci siamo lasciati trasportare dall’istinto e dall’emozione, dalla musica e dai pezzi e il rock che, riteniamo di aver generato, non vuole essere in alcun modo classificabile. Per questa ragione nel dicso ci sono canzoni ad elevato bpm ed altre più lente.
Il disco può essere inteso come un concept album?
Quando ci chiedono se “La Fuga” lo sia o meno noi rispondiamo che lo è ma in modo davvero sui genereis.
Noi non raccontiamo storie bensì parliamo dei significati ad esse legati. Ne La Fuga ci sono così 11 personaggi diversi accomunati però dalla medesima emozione e da una scintilla: in alcune sta lì lì per accendersi in altre è stata già accesa ed è già oltre.
L’imperativo costante è, quindi, domandarsi cosa ci sia oltre senza accontentarsi mai dei propri limiti fisici qualunque sia l’oltre.
Pensate che il disco possa essere inteso come il manuale utile ad una fuga consapevole?
In verità lo pensiamo più come album d’accompagnamento congeniale che aspira a diventare il disco del coraggio e dell’andare, nonostante tutto, avanti.
Il vostro lavoro è come lo avete immaginato?
Decisamente Sì. E’ merito di una collaborazione eccellente con Ivan Antonio Rossi per noi un genio. Ingegnere del suono eccellente e produttore illuminato, ha lavorato con Zen Circus, Bad Love Experience, Virginiana Miller ,Teatro degli Orrori etc etc.
Grazie al suo intervento e supporto è stato possibile fare tutto un lavoro per riuscire a capire cosa fosse meglio per noi e il modo migliore per far arrivare il nostro messaggio.
Ci ha colpito molto la Vostra copertina …muscoli e scheletro, quindi un corpo nudo. Fuga è anche colore; è anche mettersi a nudo?
Ogni canzone è stata associata ad una tavola. Ciacuna tavola contiene un disegno che è stato realizzato con delle tecniche di collage grazie alle quali è stato possibile riproporre, di volta in volta, l’intero contenuto della canzone.
Quanto alla copertina e ai sui colori non sono altro che una sintesi dei colori associati ai disegni presenti ne “La Fuga” a sottolineare il discorso del concept dove il tema centrale è l’unione di tutti i pezzi in una anima unica – che poi potrebbe essere l’anima dela figura presente nella copertina.
Nessun viso, nessuna identificazione precisa ..solo una mappa dei nervi … non c’è pelle non ci sono ossa. Quella figura rappresenta un piccolo confine, un limite che solo l’esplosione dei colori sa come oltrepassare .
Che tipo di esperienza è stata l’UNIWEB Tour?
Ci è stato proposto di fare un giro per l’Italia all’interno delle Radio presenti nelle Università. Non solo ci siamo divertiti tantissimo ma abbiamo avuto anche l’opportunità di suonare il nostro disco in versione acustica e di incontrare moltissimi ragazzi che si sono appassionati al nostro progetto.
E’ stata dunque una occasione di confronto notevole nata da una idea di promozione apparentemente semplice.
Quali saranno gli sviluppi futuri di questo album?
Stiamo smaniando e lavorando per organizzare diversi live all’insegna dell’indie rock che abbia un impatto visivo e emozionale per nulla scontato.
Stiamo lavorando già per febbraio e consiglio di dare spesso una occhiata al nostro sito ufficiale.
E…
Ci terrei a dire che la nostra speranza è di continuare a fare ciò che facciamo non tanto per puntare al successo o al denaro ma di riuscire ad esprimerci in quanto per noi è una esigenza viscerale. Speriamo che il disco possa essere accolto bene e una volta ascoltato ci permetta di suonare ..il successo per i Liv Charcot , non è altro . Ciò senza essere corpi e cervelli in fuga…perchè il nostro paese ha ancora molto da dare.
di Giovanni Pirri
[tube]https://www.youtube.com/watch?v=48DkB-v157Y[/tube]
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