Le Interviste di Allinfo.it : Cosimo Picaro (@CPicaro)

foto Cosimo Picaro 2 @ Ariele(@CPicaro)  (@GiovanniNuti) (@RapaccioliF)

Ci ha colpito, ammaliato con le sua inusuale melodia lirica ma, sorpattutto, ci ha incuriosito.

Nasce così, l’intervista a Cosimo Picaro che il 17 settembre ha pubblicato il video che segna l’esordio del cantante milanese prodotto da Giovanni Nuti , Ma vie Je T’aime (Sagapò Music) questo il titolo del video – ispirato dal testo di Mario Castelnuovo – è la storia di un uomo che, anche se padrone della sua vita, gioca il ruolo di “schiavo d’amore” con una donna bella e crudele e si presta ad idolatrare la sua “carnefice” e ad essere venduto, “nudo come un Renoir”… Buona Lettura

Cosimo Come nasce l’incontro con Giovanni Nuti?
Con Giovanni Nuti è stato uno di quegli avvenimenti, che io chiamo “destinati”; un incontro magico fin dal primo istante. Perché Nuti è una persona magica, fuori dal mondo: un vero artista anche nella vita. Una persona dalla quale si ha veramente tanto da imparare. Come artista lo conoscevo da quando ho cominciato ad interessarmi di musica leggera, e apprezzavo tantissimo tutto quello che avevo potuto ascoltare della produzione insieme alla Poetessa Alda Merini, con la quale ebbe un lungo sodalizio artistico.  Così, un giorno di quattro anni fa, pensando di scoprire qualcosa di più del suo repertorio,  ebbi l’ispirazione di domandargli l’amicizia su Facebook, il famoso Social Network . Ascoltare sempre le ispirazioni!!! Arrivai così a conoscere interamente la produzione del Maestro insieme alla Poetessa Alda Merini,  e mi lasciò veramente a bocca aperta per la sua particolarità e raffinatezza. Di conseguenza incominciai ad assistere ai suoi concerti, la vera occasione della conoscenza con lui e della scoperta di molte affinità.  La collaborazione non è avvenuta subito: come si può immaginare, un grande artista come lui ha molti progetti e molti impegni. Ma poi è arrivata, con mia grande gioia, ed per me è cominciato un continuo percorso di crescita umana e professionale, fino alla produzione del video e dell’album intero, che è frutto di anni di duro lavoro.  Giovanni, che ora  considero non solo maestro, ma amico, mi ha insegnato  che i sogni si realizzano solo se ci crediamo nel profondo, con fiducia, e ci vestiamo ogni giorno con la loro luce.  Mi ha fatto capire la mia unicità, mi ha insegnato a credere fortemente nelle mie capacità, e a farle fruttare al massimo. E questa consapevolezza di “unicità” si è riflessa poi nella voce. Devo ringraziare lui, se ora mi sento professionalmente cresciuto, anche se la strada, so bene, è ancora lunga. Ma fa parte del gioco! Inoltre, tengo a dire che sono la prima ed unica produzione di Giovanni Nuti….e questo è per me un vero grande privilegio. Un privilegio avere guadagnato la stima di un vero artista, e di una persona eccezionale.

 
E con Francesco Rapaccioli come è andata?
Francesco Rapaccioli in Italia è considerato uno dei più grandi Vocal Coach, un ottimo e rinomato maestro di canto. Io l’ho conosciuto nel 2009 durante gli ultimi  anni di studio presso la scuola di musica “Accademia del Suono”, tra l’altro, stesso studio in cui Giovanni Nuti, insieme ad Alda Merini ha registrato il suo ultimo album, “Una piccola ape furibonda”. Il rapporto con Francesco è proseguito anche l’anno successivo presso il suo studio, il “Bunker #54”, a Milano.
Con Francesco credo, certo, di aver cominciato a fare i primi passi. Ma la vera scuola e le indicazioni che davvero mi hanno aperto la mente, e hanno tirato fuori il meglio di me, sono venute da Giovanni Nuti. Lui ha saputo far emergere la mia parte migliore, insegnarmi l’ umiltà, a tenere bene la scena, a dare il meglio facendo emergere la mia personalità, cosa essenziale per distinguersi.
Un video che va decisamente in controtendenza rispetto all’imperare sui giornali delle notizie che parlano di femminicidio: il protagonista è uno schiavo d’amore. Come è nata l’idea di questo brano?Questo pezzo nasce innanzitutto perché sono stato affascinato dalla originalità del testo di Mario Castelnuovo, che veicola un messaggio rivoluzionario rispetto al maschilismo, che purtroppo in forme diverse domina ancora oggi nel mondo. Il protagonista è un uomo che, invece di schiavizzare la donna e di sottometterla, come accade anche nei paesi cosiddetti “civilizzati”, e in forme spesso molto subdole -per non parlare  dei casi di femminicidio, ormai all’ordine del giorno – , diventa lui stesso schiavo d’amore. Io rimango sempre molto colpito dalle notizie che parlano di violenze estreme nei confronti delle donne, e ho sempre pensato che dovevo fare qualcosa. Ecco perché ho accolto con entusiasmo questa proposta di Nuti: mi è piaciuta l’idea di impersonare uno schiavo d’amore, quasi fosse un omaggio a tutte quelle vittime dell’amore. In fondo confesso che la figura del protagonista risponde molto bene a come sono io. Perché nelle mie relazioni d’amore mi è capitato spesso di essere “schiavo d’amore”. Io vivo per l’amore, e considero un omaggio d’amore farmi schiavo. Penso che per amore della propria donna sia essenziale essere disposti  a sacrificare una parte di sé, proprio come fa il protagonista del video. Perché essere schiavi  d’amore è la più grande prova d’amore, la più bella rinuncia. E’ donarsi completamente. E se si ama profondamente non si può fare in modo diverso, perché si desidera solo il bene dell’altro; così, metterci nelle sue mani diventa, non un sacrificio, ma una necessità. E’ bello pensare di essere la creazione della donna che amiamo, quasi dovessimo diventare la sua opera d’arte. Non so se ho reso l’idea…

Qual è il messaggio o la morale di questo video?
 
Penso che il messaggio che ognuno coglierà guardando il video e ascoltando la canzone, dipenderà molto dall’interiorità, dall’educazione , dal modo in cui si concepisce l’amore: c’è chi rimarrà molto colpito dalla figura dello “schiavo d’amore”, chi impressionato dalla incomunicabilità tra i due amanti, chi dalla nudità, e chi verrà colto dalla gioia che sa infondere la danza finale. Direi che ognuno potrà fare suo il video. Se volete il mio parere, io vedo in questa storia un messaggio di amore estremo, di vero amore. Perché la schiavitù è solo simbolica. Il protagonista accetta la schiavitù, che è il dono di se stesso alla persona amata. E donarsi, se  si ama e si vuole solo il bene dell’altro, è un atto di estrema fiducia. Se non sai rinunciare a una parte di te, e non sai affidarti a chi ami, non potrai mai amare veramente. Perché nell’amore bisogna “mollare gli ormeggi”,  dimostrare anche a se stessi che possiamo e riusciamo ad essere insieme a qualcun altro. Credo che la morale sia: ami di vero amore solo se riesci a donarti. E’ quasi la “prova del nove” per capire se si ama. Il mio parere è che è peggio vivere senza amore, che fare piccole-grandi rinunce. E magari, vivendo dell’altro, si possono fare bellissime scoperte. Non potrei mai vivere senza amore. Quindi, accetto la schiavitù!

Cantare è un po’ mettersi a nudo e nel video torna anche la nudità, seppur parziale. Necessaria?
Necessario sì: non c’è cosa più bella che mostrarsi così come siamo fatti, senza vestiti, senza nulla che ci copre…completamente nudi. E Devo confessare che la nudità che si vede nel video, non è niente rispetto a quella prevista in origine nella sceneggiatura. Il mio nudo doveva essere integrale; ma per la censura è stato tagliato. Il video è stato concepito come un quadro ottocentesco, dove il nudo era parte integrante delle scene.  Proprio come nei quadri dell’ottocento non c’era nulla di volgare, e i personaggi si integravano con armonia nell’ambientazione elegante e fuori dal tempo. Nel video si è voluto rappresentare attraverso la nudità il completo donarsi. L’”essere nudi” al cospetto dell’amata; quindi il completo dono e la completa fiducia. Il nudo è stato parziale; ma spero che questo messaggio arrivi comunque!  Purtroppo, siamo abituati ad associare la nudità alla pornografia, vederla come qualcosa di peccaminoso; mentre la nudità non è di per sé scandalosa, ma è “arte”, e anche un dono di Dio. Lo scandalo e la volgarità sta solo nella paura della gente, che è imbevuta di dogmi e convinzioni! Falsi pudori, spesso, perché di nascosto c’è chi fa di peggio. Abbiamo prima citato la cronaca…
Di fatto è anche un gioco per mostrare sotto un’altra luce un luogo storico?L’idea è stata quella di ambientare in una location  (che è un splendida dimora ottocentesca di Sarzana) che non ha nulla a che vedere con lo stile contemporaneo. Ma la canzone presenta ritmiche tecno-house, uno stile estremamente attuale, completato però dall’ accompagnamento d’archi che, come sappiamo, sono stati usati in musica dal 1600 in poi. Allora: la casa è antica, la ritmica modernissima; così l’accompagnamento d’archi è il punto di incontro tra due epoche lontanissime tra loro. La scena ha sapore antico, ma vuole essere simbolica… fuori dal tempo. Il luogo adatto e la musica adatta a trasmettere un messaggio fuori dal tempo, oserei dire universale. L’intendimento mio e di Giovanni Nuti è stato questo. La capacità di donarsi, il superamento degli schemi mentali che danno ruoli stereotipati ai due sessi non potevano che essere rappresentato attraverso immagini in un luogo antico, un luogo che dura nel tempo, ma unito al moderno attraverso la musica. Perché l’apertura mentale non ha tempo, non finisce mai. Come non finisce l’amore, se è vero e profondo.

Lo stile musicale, anche l’impostazione del canto denotano una passione viscerale per un genere che nasce da lontano, tendente ad una spiccata liricità. Quali sono le esperienze da cui deriva in quanto più affini, e quelle che restano un punto di riferimento?Il brano che canto di Mario Castelnuovo é stato arrangiato col suo stile inconfondibile da Giovanni Nuti. Lui in buona parte della produzione, tanto per citare “Rasoi di seta” o “Una piccola ape furibonda” ha usato tanti generi musicali, rivestendoli però tutti di liricità, con un piglio raffinatamente cantautorale. Il suo stile, non “commerciale”, è spesso pop, un pop a volte lirico, a volte classico, a volte molto rimato, a volte meno; ma mai scontato. Ecco: anche se vengo da altre esperienze, credo che la musica di Giovanni, e tutto il suo repertorio,  sarà per me un grande punto di riferimento. Dal “Poema della croce” a “Disordinatevi”. Dall’estremamente sacro all’estremamente profano.

Il progetto fa parte di una idea di più ampio respiro?Sì, il progetto è più ampio: La canzone “Ma vie”, quella promossa dal video,  entrerà a far parte di un album composto da 1 o 2 cover di grandi cantautori italiani, e da brani inediti su musiche di Giovanni Nuti e testi di Paolo Recalcati . Il genere dei brani  dell’album è lo stesso di “Ma Vie”: ritmiche tecno- house con accompagnamento d’archi su musica cantautorale.  Un arrangiamento che rende lo stile pop, secondo me, molto originale.

Quali, dunque , i prossimi sviluppi?

Per il momento l’album non è ancora stato registrato tutto. E il lavoro sarà ancora lungo. Quello che arriverà dopo sarà la possibilità di esibirmi live. Sarà il completamento di questo sogno, che in parte è  già stato realizzato. Allora sarò veramente molto felice perché un album tocca la sua realizzazione piena , quando il contatto con il pubblico è diretto, non filtrato da una registrazione!! E a me piace cantare live perché lo trovo un momento magico di comunicazione di energie tra artista e pubblico. Si canta caricati dall’energia del pubblico che a sua volta sente la tua. E’ impagabile!!! E spero che questo avvenga molto presto!

Ecco il video di Cosimo Picaro

[tube]http://www.youtube.com/watch?v=df6uBss6-rA[/tube]

di Giovanni Pirri

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